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città . . . puoi solo migliorare . . .


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Mi diverte a volte girovagare per la città a tutta manetta, per non vedere l'orrore e lo scempio che ne hanno fatto, una ridicolaggine immane . . .
Hanno creato una città modello "Super mercato", colma di rotatorie che sembrano caricature di circonferenza abnorme e sede stradale ridicola . . .
Modernizzazione e comfort per il cittadino, ipermercati in centro e ospedali dispersi in 100 Kmq . . .
Mi sento dannatamente preso per il culo, leggi cartelli uguali a ripetizione, cammini per le vie del centro e rischi una storta, ma pazienza io ho scarpe da montagna mi ci abituerò . . .
Vorrei andare a dargli dell'imbecille, l'hanno già fatto altri e nulla è servito . . .
Nella città dove piantano alberi sotto i lampioni, dove i parchi sono al servizio del cittadino fino ai 12 anni, poi puoi usare solo panchine e tavoli . . .
E' un'illusione ottica . . .
Spero . . .
Tante volte mi ritrovo in periferia, dove tutto è più facile, scorrevole con una pedalata leggera . . .
Finalmente arriva la via verso la campagna, là trovo un po’ di energia di periferia, ritrovi la voglia di sopportare la pena perpetua della tua città, ormai gestita dalla bruttezza e dal superfluo . . .
Non cercate parcheggi bianchi: qui si paga e zitti ! ! !
Le mie ceneri saranno gettate al vento nel mio quartiere, io sono fiero di essere di Bergamo visto che almeno la storia; quella non ce la toglie nessuno . . .
Ciao città poi solo migliorare ! ! !

un architetto . . .

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Un architetto fatto e finito, anzi, progettato e costruito, al cinquantasettesimo inverno nel punto massimo di sopportazione inforca gli occhiali, sparisce nei sotterranei, non lascia scritto niente dei, ai, suoi contemporanei. Pratica l’arte del nascondersi dentro i cunicoli che la gente usa in metrò per muoversi: rimesse, caldaie, locali tecnologici, condotti termici e altri spazi privi di sguardi vigili divorati dalle ruggini. Polvere, sedimenti ed affioramenti umidi. L’estetica della noncuranza. La manutenzione di grado-salvezza sono le linee di forza di ogni costruzione posta sotto la crosta terrestre. Sopra la terre si cresce. Sotto la terra si germina. Un architetto non parla, non progetta e non sovraccarica. Quando invece preferisce: delimita. Abita.
Un architetto fatto e finito, anzi, progettato e costruito, al cinquantasettesimo inverno fa il punto della situazione. Reperisce materiali, ricostruisce i modelli. Per non confrontarsi inventa nuovi livelli che siano indispensabili per sostentarsi. Il suo laboratorio è situato là dove nessuno è solito avventurarsi, così farà in tempo a costruire qualcosa prima che qualcuno gli dica di non provarci perché potrebbe sbagliarsi. Piuttosto che opporsi o scegliere di adeguarsi è meglio nascondersi e presentarsi dopo anni diversi e forti di una personale realtà dei fatti che matura negli spazi non contaminati, perfettamente coibentati, paralleli e diametrali, perché ci sia una vera scelta tra i piani e non ci si elimini vicendevolmente come tra spazi euclidei e lobacevskijani.
Scelte spaziali personali. Reset sugli spazi comuni. Palette di angoli generata, alienata dai default, soffocata dai preset, evoca pattern precedenti all’archetipo. Utenti che si credono programmatori ostacolano il progresso con sguardo dimesso con visuale ampia a 300 gradi sugli assi x, y, z. Io mi prendo quei 60 di visuale cieca che stanno sotto terra. Economia degli ambienti. Occupo il quarto asse: quello dei tempi. Stabilisco la mia casa. Disegno la città futura. Riqualifico gli spazi che non si utilizzano in modo efficace. Niente parchi o verde imbrigliato. Niente negozi ulteriori. Niente locali o parcheggi. Niente inaugurazioni. Niente azioni critiche. Solo abitazioni sotterranee per relazioni non istantanee, per chi si concentra in poco spazio e poco ossigeno. Le mie facoltà verbali si limitano: parlo a scatti.
Strati intorno
Sotto e sopra
Manodopera
Scavabuchi
Non mi tocca
La mia porta
Sempre chiusa
La mia casa
Sempre occulta
Una stanza
Fuori gente
Dentro tutto
Fuori niente
Dentro niente
Interesse
Già perduto
Parli troppo
Resto muto
Ami il traffico
Amo il chiuso
Io mi sposto
Non incontro
Io contorco
Non riposo
Tu sereno
Sei estremo
Io cammino
Tu cammini
Ci dividono
Dei tombini
Tu fai tardi
Non so l’ora
Luce filtra
Sto leggendo
Vado in duomo
Sottoterra
Senza metro
Passo d’uomo
Mi procuro
Tu acquisti
Siete tristi
Sono chiuso
Siete allegri
Sono neutro
Sottoterra
Come i morti
Sulla terra
Tu ti sposti
Quali costi
Quali affetti
Tu rifletti
Troppo poco
Io mi fletto
Tocco il vuoto
Tu rifletti
Troppo poco
Ma capisci
Penso troppo
Mi nascondo
Provo gioia
Mi nascondo
Sono puro
Io disegno
Dove abiti
Nel futuro
. . . .
i miei pensieri :